
Gli abbinamenti con il barolo chinato e le differenze tra queste e il barolo DOCG
Quella piemontese è una terra davvero molto ricca dal punto di vista enogastronomico. Nebbiolo, Arneis, Barbera e Barolo sono solo alcuni dei nettari più famosi di questa regione. In particolare quest’ultimo è un vino che con la dovuta lavorazione può rivelare sorprese inaspettate.
Il Barolo DOCG, ovvero di Denominazione Originale e Garantita, è un vino intenso che necessita di almeno 38 mesi d’invecchiamento, di cui 18 devono avvenire in botte. Dal punto di vista olfattivo si presenta curiosamente complesso con note fruttate, floreali e altre speziate. Al palato rimane persistente, donando un gusto pieno e gradevole.
Si sposa benissimo con piatti a base di carne – selvaggina o brasati –, formaggi a pasta dura e molle, pietanze a base di tartufo. In quest’articolo scopriremo invece le caratteristiche del Barolo chinato, i suoi abbinamenti e le differenze con il DOCG.
Le fasi di lavorazione del vino per il Barolo chinato
Ma cosa cambia tra Barolo DOCG e Barolo chinato? Il Barolo chinato non è altro che il classico vino al quale sono stati aggiunti zucchero, alcol etilico e diverse spezie, grazie alle quali possiamo assaporarne il gusto caratteristico: radici di genziana e rabarbaro, semi di cardamomo e dulcis in fundo China calisaia, pianta arborea originariamente diffusa nelle Ande, oggi coltivata in Borneo, Giava e Camerun, il cui frutto è di un colore rosso-marrone tendente al ruggine.
Le fasi di lavorazione del vino Barolo chinato prevedono dopo l’aromatizzazione, la miscelazione – si procede con un rimescolamento per dodici ore – e una prima decantazione, che dura all’incirca una settimana, seguita da una seconda di 2-3 settimane che avviene in una seconda couve. Infine, si lascia invecchiare il prodotto per il periodo medio di un anno.
L’invecchiamento del Barolo DOCG
Se per il Barolo chinato occorrono 12 mesi, per l’invecchiamento del Barolo DOCG occorrono, come abbiamo accennato sopra, ben 38 mesi; di questi almeno 18 vengono trascorsi in botte di legno. Ma di quale tipo? Originariamente il legno di castagno era molto apprezzato. Tuttavia, i suoi tannini gli regalano un retrogusto piuttosto amarognolo al punto da non essere gradito da tutti. Pertanto, ad oggi si è soliti prediligere il più delicato rovere.
Per poter essere definito Barolo Riserva, invece, servono ben 62 mesi d’invecchiamento in cantina, di cui anche in questo caso gli ultimi 18 avvengono in botte.
Il Barolo chinato: un vino dall'abbinamento perfetto con i dolci
Il Barolo chinato è un vino dall’abbinamento perfetto con i dolci, questo è certo, anche se si sposa anche con particolari pietanze salate.
Tra i dessert consigliati vi sono: dolci a base di frutta secca come mandorle e noci, cioccolato e pere, castagnaccio o cioccolato puro.
Per quanto riguarda i salati, invece, si rivela ottimo con formaggi erborinati, lepre stufata e udite udite, ricci di mare conditi con spezie e, perché no, una spolverata di scaglie di cocco!